L’ottenimento della laurea rappresenta il primo passo fondamentale per ambire ad una carriera nell’ambito dell’insegnamento. Prima di addentrarci nel mondo dei passaggi per l’abilitazione vera e propria, occorre fare una premessa: le modalità sono spesso oggetto di modifica nell’arco di pochi anni, questo rappresenta un problema che deve essere necessariamente messo in conto prima di avviarsi verso questo mondo. Ad oggi, oltre al titolo di studio, per insegnare nella scuola pubblica italiana è prevista anche l’abilitazione. Se non si è in possesso di quest’ultima ma solo della laurea, è possibile essere inseriti all’interno di graduatorie speciali, chiamate di terza fascia. In questi casi è possibile essere chiamati solo e soltanto per le supplenze, con incarichi a tempo determinato e non oltre l’anno. Se invece si è in possesso dell’abilitazione, si può ottenere l’inserimento all’interno delle graduatorie di seconda fascia, step intermedio prima di accedere al ruolo di insegnante a tempo indeterminato.
Percorso per L’Insegnamento
Per l’insegnamento, a prescindere che si tratti di scuole medie o superiori, occorre una laurea magistrale (o del vecchio ordinamento). Leggermente diverso è invece il percorso per la scuola dell’infanzia e la primaria, che equivale alla scuola elementare. In questi casi occorre necessariamente una laurea in Scienze della formazione primaria, che è già abilitante, o in alternativa un diploma magistrale, se però conseguito entro il 2002. Il corso di laurea appena menzionato si considera già abilitante perché prevede lo svolgimento di un tirocinio durante gli anni di studio. Questo permette agli aspiranti insegnanti di acquisire esperienza pratica, fondamentale per affrontare le sfide dell’insegnamento.
Per quanto riguarda invece l’insegnamento nelle scuole medie e superiori, non esistono lauree abilitanti all’insegnamento: occorre senza dubbio un percorso triennale associato ad una magistrale ma in seguito sono necessari dei percorsi integrativi. Nel 2017, inoltre, è stato introdotto il decreto ministeriale riguardante i 24 CFU (crediti formativi universitari), considerati uno step imprescindibile per procedere in questa carriera. I crediti si articolano nelle materie di antropologia culturale, psicologia, pedagogia e metodologie didattiche, con ovviamente delle variazioni a seconda della facoltà che si è scelta. Ad esempio, qualora si scegliesse storia, la didattica riguarderà uno dei metodi per insegnare storia, nel caso di filosofia invece, la didattica sarà rivolta all’insegnamento di quella materia.
L’importanza dei 24 CFU e le Prospettive di Riforma
Una volta conseguiti i crediti integrativi, che è bene evidenziare siano da intendersi in aggiunta alla laurea, non in alternativa, l’abilitazione non può ancora dirsi conclusa. L’ultimo passaggio cruciale è dato dal concorso. Di fatto quest’ultimo passaggio è l’unico che fino ad oggi non è mai stato modificato, mentre variano con una certa frequenza il numero dei crediti aggiuntivi richiesti. Nei primi mesi del 2024, infatti, ha preso vita l’ipotesi di una riforma in grado di mettere mano, nuovamente, ai 24 CFU citati in precedenza. In questo caso, il percorso abilitante richiederebbe il conseguimento di 60 CFU, praticamente un’intera annualità universitaria.
Questo cambiamento ha sollevato numerose critiche e preoccupazioni, soprattutto a causa delle proteste messe in atto da studenti e precari della scuola italiana. La denuncia principale riguarda i costi per questi nuovi percorsi abilitanti, superiori ai 2000 euro (esame finale escluso), ma è l’intero comparto che andrebbe riformato. La scuola italiana vive infatti una situazione di disagio costante: un docente su due non è di ruolo ma a tempo determinato, una situazione che riguarda anche il personale ATA e quello amministrativo. Questo porta a una costante incertezza lavorativa e a una mancanza di continuità didattica, che influisce negativamente sulla qualità dell’istruzione offerta agli studenti.
Le Conseguenze della Precarietà
La precarietà nella scuola italiana è un problema di lunga data che non riguarda solo gli insegnanti, ma anche il personale amministrativo e tecnico. La mancanza di stabilità lavorativa porta a un turnover continuo che rende difficile costruire un ambiente di apprendimento stabile e coerente. Gli insegnanti precari spesso devono affrontare difficoltà nel pianificare il loro futuro, influenzando negativamente il loro morale e, di conseguenza, la loro performance professionale.
L’Importanza delle Lauree Abilitanti
In questo contesto, le lauree abilitanti all’insegnamento per la scuola dell’infanzia e primaria rappresentano un’eccezione positiva. La possibilità di ottenere l’abilitazione direttamente durante il percorso di studi permette ai laureati di entrare nel mondo del lavoro con maggiore sicurezza e meno incertezze. Tuttavia, per le scuole medie e superiori, la mancanza di percorsi abilitanti diretti continua a rappresentare un ostacolo significativo.
Conclusioni
In conclusione, il percorso per diventare insegnante in Italia è complesso e in continua evoluzione. Le modifiche legislative frequenti e la precarietà diffusa sono ostacoli significativi che devono essere affrontati per migliorare il sistema educativo italiano. È fondamentale che le istituzioni lavorino per creare percorsi chiari e stabili per l’abilitazione all’insegnamento, riducendo al contempo i costi e la complessità dei percorsi formativi. Solo attraverso una riforma strutturale del sistema sarà possibile garantire una qualità dell’istruzione elevata e una maggiore stabilità per i docenti, con benefici a lungo termine per l’intero sistema educativo italiano.