Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dei Cobas Scuola.
“CODE” E “PETTINE”: EVITARE LA GUERRA TRA PRECARI FOMENTATA NEGLI ANNI DA CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA
UNO SPETTRO S’AGGIRA TRA I PRECARI DELLA SCUOLA
E’ lo spettro del pasticcio delle “code” e del “pettine” …
La sentenza della Corte Costituzionale n.41/2011, che ha abrogato le “code” nelle Graduatorie ad Esaurimento, sta facendo scoppiare, tra i precari della scuola, una vera e propria “guerra tra poveri”: – precari che stanno lavorando con contratti a tempo determinato nelle province del Nord, contro precari delle province del Sud rimasti disoccupati per effetto dei tagli della legge 133/’08;
– precari delle province più piccole e con meno disponibilità di posti, contro precari delle grandi province e delle aree metropolitane.
Come i polli di Renzo, i docenti a termine, si stanno beccando tra loro, in attesa, tra l’altro, di essere scannati dalla mannaia della terza trance di tagli previsti dalla Tremonti/Gelmini (altre 19.700 cattedre e 14.167 posti coperti da personale Ata, completando così il taglio di 132 mila posti di lavoro nel triennio, secondo quanto previsto dall’articolo 64 della legge 133).
Tutto nasce dall’ex ministro della P.I. G. Fioroni che, nella legge Finanziaria del 2007, trasformò le Graduatorie Permanente Provinciali in Graduatorie ad Esaurimento.
Le GaE sono state “blindate”, vietato trasferirsi di provincia, a differenza di quanto – e giustamente – si poteva fare fino ad ora.
In poche settimane decine di migliaia di precari dovettero decidere in quale provincia inscriversi.
Fioroni giustificò il tutto con il fatto che, nella stessa legge finanziaria, era previsto un piano di fattibilità – una promessa quindi – per l’assunzione di 150.000 docenti e 20.000 ATA in tre anni.
All’epoca i Cobas denunciarono subito l’inganno.
Il piano non avrebbe risolto il problema del precariato nella scuola, avrebbe semmai garantito solo il ripristino del turn-over; inoltre andare a toccare un’altra volta le graduatorie, chiudendole e prevedendo che chi si fosse trasferito di provincia sarebbe stato messo in coda, avrebbe scatenato appunto la guerra tra poveri.
Come sappiamo poi il piano non è stato attuato, sono state effettuate solo in parte le assunzioni; con il governo Berlusconi sono continuati e sono stati moltiplicati i tagli che anche il governo Prodi aveva effettuato nella scuola e pure la Gelmini ci ha messo del suo nel manomettere le GaE, dando la possibilità di iscriversi in altre tre province, oltre la propria, sempre però in coda.
Come era prevedibile furono migliaia i ricorsi al TAR del Lazio contro la disposizione, palesemente anticostituzionale tra l’altro, che chi si fosse spostato di provincia sarebbe stato messo in coda e non “a pettine” con il proprio punteggio.
Come altrettante migliaia furono i controricorsi di chi, se fossero state abolite le “code”, si sarebbe trovato scavalcato in graduatoria dai ricorrenti.
Del resto questo sport dell’Amministrazione (indipendentemente da chi ci sta al Governo), di toccare e ritoccare le graduatorie dei precari, utilizzate per le immissioni in ruolo e per il conferimento delle supplenze annuali, non è assolutamente una novità.
Ricordiamo tutti le trovate di Berlinguer che trasformò i vecchi Concorsi per Titoli in Graduatorie Permanenti, divise in tre fasce – indipendentemente tra l’altro dal punteggio – proprio per mettere i precari di una fascia contro i precari dell’altra; oppure il suo successore T. De Mauro che regalò ai docenti specializzati con le SSIS un bonus, tanto per metterli contro i precari storici, abilitatisi con i concorsi ordinari o riservati; oppure la Moratti, che si inventò il raddoppio del punteggio per il servizio nelle scuole di montagna.
Di sicuro, a fronte di un nuovo sistema di reclutamento sul quale stanno discutendo (DDL Pittoni ad esempio) che prevederà presumibilmente nuovi concorsi a cattedra, troveranno pure il modo di mettere i nuovi docenti contro i vecchi precari.
Insomma il motto del “divide et impera” è sempre stato usato per mettere gli uni contro gli altri ed impedire invece la ricomposizione di tutti i precari della scuola, all’interno di un forte movimento contro la precarietà e l’uso spregiudicato che lo Stato fa di essa.
Ricordiamo che l’essenza della precarietà nel mondo della scuola (uno su cinque dei docenti è precario, e uno su due del personale Ata ha un contratto a termine) è dovuta al fatto che un precario costa allo Stato 8/9 mila euro in meno di un lavoratore a tempo indeterminato.
Quindi non è assolutamente una questione di sistema di formazione dei docenti o di reclutamento degli stessi inefficiente, oppure di graduatorie che non funzionano, è solo una questione di sfruttamento.
I 15.000 circa ricorrenti contro le code – e solo loro – saranno inseriti a “pettine” e – pare – pure in tutte e tre le province in cui erano in “coda”, mentre tutti gli altri staranno in un’unica provincia senza la possibilità né di spostarsi, né di aggiornare il proprio punteggio.
Di fronte ad un’altra e sconsiderata “guerra tra poveri” che si è aperta sulla questione delle “code” e del “pettine” i COBAS – COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA – intendono lanciare un forte appello ai precari e a tutti i lavoratori della scuola:
NO AI CONFLITTI TRA PRECARI
APRIAMO INVECE UNA FORTE CONFLITTUALITA’ CONTRO TREMONTI/GELMINI, CONTRO LA PRECARIETA’ E I TAGLI DEI POSTI DI LAVORO CHE STANNO AFFONDANDO LA SCUOLA PUBBLICA
Il problema evidentemente è imporre con la lotta il superamento della condizione precaria, andare all’origine della questione, abolire con la lotta le cause della precarietà, cioè il costo del lavoro più basso dei precari rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
1. Immissione in ruolo su tutti i posti vacanti
– Automatica immissione in ruolo sui posti vacanti ad ogni inizio d’anno scolastico, abrogando quella norma, inserita nella Legge Finanziaria del 1997 (da un governo di centrosinistra), che prevede la preventiva autorizzazione mediante un Decreto Interministeriale, su parere del Ministero dell’Economia.
I posti vacanti devono essere occupati da personale stabile e non con contratti a termine; ogni governo – in questi anni – ha preferito autorizzare le immissioni in ruolo con il contagocce, proprio per l’estrema convenienza a sfruttare i precari.
Anche ora, nonostante i tagli epocali che stanno avvenendo, per il progressivo pensionamento del personale, solo i posti vacanti di organico di diritto del personale docente e ATA sono decine di migliaia (61mila docenti e 38mila e trecento ATA).
Non serve nessun piano straordinario.
All’attuale opposizione, o alle forze sindacali che sproloquiano su piani straordinari di 100.000 assunzioni, rispondiamo che basterebbe ripristinare la normalità – intanto – delle automatiche assunzioni quando i posti si rendono vacanti.
2. A parità di lavoro parità di trattamento: basta con lo sfruttamento dei precari
– parità di trattamento economico e normativo per quanto riguarda ferie, malattia, permessi tra il personale a tempo determinato e indeterminato.
– progressione di carriera (scatti di anzianità) anche per il personale a tempo determinato, almeno dopo quattro anni di servizio, com’era per gli insegnanti di Religione Cattolica prima che una sanatoria li immettesse scandalosamente in ruolo, lasciando gli altri supplenti a vita; è ora di finirla con il fatto che un precario, anche dopo quindici o vent’anni di servizio, abbia sempre lo stipendio a livello zero.
Già sono innumerevoli le sentenze di Giudici del Lavoro di tutti i Tribunali del paese che hanno riconosciuto il diritto agli scatti di anzianità anche per i lavoratori a tempo determinato. Migliaia sono i precari che hanno impugnato i propri contratti entro il 23 gennaio scorso e che stanno ricorrendo per ottenere gli scatti di anzianità – supportati, tra altro, anche dai quei sindacati concertativi che in tutti questi anni hanno accettato di firmare contratti di lavoro che discriminano i precari.
La marea di ricorsi al Giudice del lavoro, finalmente di precari contro l’Amministrazione che li sfrutta e non contro altri precari, devono però essere sostenuti con la lotta, seria ed efficace, e assieme a tutti gli altri lavoratori della scuola.
3. Basta con i tagli agli organici e alle risorse che stanno impoverendo la scuola
Definizione degli organici in base alle esigenze dell’istituzione scolastica e del servizio, degli spazi a disposizione (no alle classi sovraffollate illegalmente), della necessità di sconfiggere la dispersione scolastica di migliaia e migliaia di ragazzi.
Superamento della divisione forzosa tra organico di diritto e organico di fatto, stabilendo un organico funzionale d’istituto, in base alle esigenze del servizio scolastico da erogare e non in base ai numeri dettati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
4. Libertà di movimento, libertà di graduatoria
– Aprire alla sua naturale scadenza (marzo/aprile 2011) le Graduatorie ad Esaurimento per l’aggiornamento con i nuovi titoli, a “pettine” con il proprio punteggio.
5. Nessun nuovo sistema di reclutamento che non tenga conto dei diritti acquisiti dai precari in anni ed anni di sfruttamento e che non sia stato discusso con i precari
Su questi cinque punti irrinunciabili, volti alla fine del precariato nella scuola, per l’oggi e pure per il futuro, non alla stabilizzazione – pur sacrosanta – di qualche migliaio di precari, dobbiamo sviluppare la lotta.
Su questi cinque punti volti non alla riforma del reclutamento dei docenti – sul quale comunque vogliamo discutere – ma alla rimozione delle cause e delle convenienze per uno Stato sfruttatore ad usare la precarietà, dobbiamo trovare alleanze, forme di ricomposizione e di lotta efficaci.
“PRECARI A CASA PROPRIA” … O A CASA CHI CI HA COSTRETTO E CI COSTRINGE ALLA PRECARIETA’ A VITA?
QUESTA E’ LA SCELTA CHE QUI ED ORA OGNI PRECARIO DEVE FARE.
COBAS-Scuola
sede provinciale di Reggio Emilia
via Martiri della Bettola n.6
apertura: martedì dalle 17 alle 19,30
tel. 331/8826698 – 339/3479848 – fax 0522/282701
cobasre@yahoo.it www.cobas-scuola.it
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