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La conoscenza della lingua italiana primo strumento di inserimento
Il rapporto Miur – Ismu fotografa una situazione in costante crescita: dieci anni fa, nel 2003, la percentuale di studenti stranieri nelle scuole italiane sfiorava il 3%. Nel 2005 era la metà della presenza attuale ( 4 %).
Questo trend di presenze tende fortemente ad aumentare si prevede un numero sempre più consistente di alunni stranieri nei prossimi anni.
E’ necessario, giusto e opportuno – sottolinea Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, prestare particolare attenzione a questa esperienza di integrazione che sta prendendo spazio nelle scuole.
Tanti insegnanti stanno favorendo il formarsi di studenti che vivono con grande entusiasmo il loro nuovo status di cittadini italiani, nel rispetto Costituzione, delle nostre leggi e nella ricerca di sempre maggiori conoscenze.
Si tratta di un impegno importante – aggiunge Di Menna – che, partendo dalla scuola, conduce, di riflesso, a far vivere anche alle famiglie, attraverso l’esperienza dei loro giovani studenti, la cultura, la storia del nostro (loro nuovo) paese e le culture e le religioni dei diversi paesi di provenienza.
Le due cose importanti che la scuola fa – rileva Di Menna – e che deve fare come momenti fondamentali per l’integrazione sono:
– far acquisire rapidamente la padronanza della lingua italiana. Lingua che diventa strumento principe dell’integrazione.
– Insegnare gli aspetti fondanti della costituzione, base della convivenza civica.
Quel che spesso viene dimenticato, nel compito affidato alle scuole, è che parlando di studenti stranieri non si può fare riferimento ad un insieme indistinto.
Al contrario, si tratta di studenti provenienti da tutto il mondo con culture, lingue, religioni molto diversi tra loro. La presenza in una classe di studenti provenienti da paesi diversi ha come primo effetto quello di rendere più difficile e complicata la personalizzazione. D’altra parte è proprio nella conoscenza della complessità delle differenze che si procede in avanti con l’integrazione.
L’approccio laico della scuola è fondamentale, la non-conoscenza è l’anticamera della paura, della separazione, del conflitto.
L’esperienza di questi anni ha mostrato che ci tante scuole che vivono positivamente questa complessità e hanno attivato modalità organizzative efficaci. Non si parte da zero.
Il ruolo che dovrebbe svolgere il ministero dovrebbe essere quello di veicolare le migliori esperienze in modo che le scuole possano utilizzarle. Dare supporto alle scuole coordinando gli interventi e intese con le comunità di provenienza, non lasciare gli insegnati soli a gestire i processi formativi sempre più complessi.
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