Ivan, ragazzino russo di 12 anni,arrivato in Italia con i suoi genitori,faticava ad integrarsi nella scuola di Milano dove frequentava la 2 media.
Alcuni comportamenti dei suoi compagni lo infastidivano: rumorosi ed indisciplinati,sempre pronti a distrarsi ed a litigare,gli sembravano superficiali ed incomprensibili,troppo diversi da lui,che aveva avuto un’educazione severa,aveva conosciuto la povertà e pensava di studiare sodo per costruirsi,in Italia, un futuro migliore.
Ragazzo intelligente e sensibile,non aveva problemi di rendimento scolastico,imparava rapidamente;gli dispiaceva però di non avere neppure un amico con cui confidarsi.
Il nuovo Preside aveva deciso di inserire un’ora di lezione di scacchi tra le materie obbligatorie e con voto,anche se non faceva media ai fini della promozione.
Ivan si rivelò subito il migliore della scuola,forse perchè già da piccolo,come è tradizione nelle famiglie russe, gli avevano insegnato le regole del gioco e regalato una scacchiera.
A fine anno si svolse un torneo di scacchi tra tutte le scuole medie di Milano e la squadra della scuola di Ivan,di cui Ivan stesso era il capitano,lo vinse.
Come premio Ivan ricevette un libro che raccontava la vita di Alekhine,celebre campione russo di scacchi: mente geniale,il migliore giocatore dei suoi tempi,ma sregolato e sfortunato nella vita di ogni giorno. Alekhine aveva avuto diverse mogli,da cui aveva presto divorziato,era stato un alcolzzato,non poteva rientrare nel suo Paese perchè accusato, forse a torto, di essere filo-nazista (in verità aveva giocato una famosa partita con un gerarca nazista ).
Era morto ancora giovane,solo e senza amici nella camera di una pensione.
Ivan pensò che questo poteva essere il destino di chi si allontanava dalle proprie radici e dalla propria Patria,come anche lui aveva fatto.
Mentre riponeva il libro gli si avvicinò Antonio,il ragazzo timido e riflessivo che sedeva due banchi dietro il suo.
Antonio gli chiese, con un sorriso ampio e un pò impacciato” Vuoi giocare a scacchi con me? Mi insegni? Mi piacerebbe giocare bene come te”.
Fu soprattutto da quel sorriso un pò goffo ma simpatico che Ivan intuì che stava per nascere un’amicizia, come poi realmente accadde.
Mi chiamo Noli Giovanni, 50 anni,sono insegnante in una scuola media superiore di Ventimiglia e, come si vede, sono anche appassionato di scacchi. Mi piace scrivere racconti.