Lavorare nel pubblico: pro e contro nel 2023

Analizzando lo stato del mondo del lavoro emerge un trend sempre più forte: il desiderio, soprattutto nelle nuove generazioni, di cercare un impiego che bilanci alla perfezione vita privata e vita professionale. Il tasso di licenziamenti sarebbe in aumento e, sorprendentemente, questo dato riguarda anche il settore pubblico.

Farsi delle domande è inevitabile: quella di dipendente pubblico è sempre stata vista come una professione vantaggiosa e abbastanza ambita, ma nel 2023 è ancora così? E quali sono i pro e i contro che bisognerebbe valutare prima di intraprendere questa carriera?

Andiamo a fare un po’ di chiarezza.

Un occhio alle prospettive future

Quando si parla di lavoro negli enti pubblici, è inevitabile non pensare al futuro: una pensione assicurata e dignitosa è uno dei punti di forza di queste professioni.

Chi è alla ricerca di un posto pubblico lo fa anche perché vorrebbe passare una vecchiaia più tranquilla e godere di tutti i benefit che contraddistinguono queste figure lavorative.

Anche mettere sù casa e costruirsi una famiglia sembra più facile, specie se consideriamo la fonte certa di guadagno. Nel caso di particolari necessità economiche, si può certamente richiedere la cessione del quinto per dipendenti pubblici.

I prestiti sono facilmente accessibili per i lavoratori pubblici, pensionati e non, i quali non incontrano presso le banche o istituti di credito tutte quelle problematiche che potrebbero ravvisare gli altri lavoratori.

Per quanto concerne le reali prospettive di carriera, ecco una nota dolente: rispetto a un lavoratore privato, un professionista nel pubblico ha poche possibilità di scalare la gerarchia e si ritrova spesso “imprigionato” nello stesso ruolo per anni.

Questo si riflette sull’inquadramento dello stipendio, che in futuro non può aumentare considerevolmente anche se si è delle persone meritevoli e desiderose di fare carriera.

I vantaggi di essere dipendenti pubblici

Chi si dedica a un percorso lavorativo in ambito pubblico di solito lo fa principalmente per avere delle certezze. Il settore del privato è soggetto a una serie di incognite, legate non solo al destino dell’azienda presso la quale si lavora, ma anche a crisi economica, recessione, pandemie e tanti altri fattori.

A prima vista, dunque, diventare dipendenti pubblici sembrerebbe un porto sicuro, perlomeno considerando che si tratta di un impiego a tempo indeterminato, dove non si rischierà mai di rimanere disoccupati.

Eppure esiste anche il rovescio della medaglia.

Il primo svantaggio di una carriera nel ruolo di dipendente pubblico è superare le barriere di ingresso: ogni anno, i concorsi vengono sistematicamente affrontati da centinaia di migliaia di persone, ma solo in pochi riescono a farcela. Se da una parte ciò è un indicatore lampante di quanto una posizione pubblica sia tuttora ambita rispetto alle altre, dall’altra è evidente che riuscire a imboccare tale strada non è affatto scontato.

E, a volte, anche se si ha successo ci può volere diverso tempo, nel quale bisogna necessariamente reinventarsi facendo altro.

Sebbene gli orari di un impiegato pubblico siano fissi e facili da gestire, spesso queste professioni diventano monotone e poco stimolanti con il passare degli anni, ma la situazioni peggiori si verificano con episodi di mobbing e problematiche legate a capi e colleghi.

Licenziarsi da un posto pubblico non è certo decisione da prendere alla leggera, e perfino nei casi in cui è possibile cambiare sede mantenendo la stessa mansione non è detto che questa sede sia nel posto desiderato.