La scuola dell’inclusione, ecco cosa è emerso durante la tavola rotonda Flc Cgil

La scuola dell’inclusione, questo il titolo della tavola rotonda organizzata da Flc Cgil a cui è stato chiamato a partecipare anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Questa tavola rotonda è stata indetta per poter parlare della scuola di oggi, una scuola che dovrebbe di essere inclusiva al suo massimo grado possibile e che invece in realtà non lo è affatto, una scuola che ha molti limiti e mancanze strutturali, limiti e mancanze che sono evidenti già da moltissimo tempo e per le quali a quanto pare si è fatto davvero poco, limiti e mancanze che ovviamente sono venute a galla in modo ancora più intenso da quando la pandemia da Covid-19 ha preso il via. La scuola non era affatto pronta a gestire una pandemia di questa portata, nessuno lo era, nessuno si aspettava un evento di questo genere, ma non è una scusa plausibile questa. C’è bisogno di cambiamenti e c’è bisogno che questi cambiamenti vengano messi in atto nel più breve tempo possibile. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche.

I temi che sono scesi in campo durante la tavola rotonda

Sono davvero innumerevoli i temi che sono scesi in campo durante la tavola rotonda, tra cui la Dad ovviamente, il precariato dei docenti, i problemi che gli alunni disabili stanno vivendo. I disabili infatti non hanno docenti specializzati di sostegno a loro disposizione per il tempo necessario e soprattutto non hanno alcuna continuità, docenti che infatti sono precari e che tendono ad essere cambiati anno dopo anno.

Il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha detto che il ministero è pronto ad aumentare gli insegnanti di sostegno specializzati, proprio per favorire una scuola dell’inclusione, proprio per far sì che gli alunni disabili abbiano le stesse identiche opportunità di ogni altro alunno. C’è da considerare che sono oltre 300mila ad oggi gli studenti italiani che hanno bisogno di sostegno e migliaia gli insegnanti di sostegno specializzati precari, insegnanti che avrebbero bisogno di essere stabilizzati, assunti.

Il problema delle classi pollaio

Durante la tavola rotonda è emerso anche l’annoso problema delle classi pollaio. Ormai da moltissimo tempo in Italia la maggior parte delle classi è davvero molto numerosa, con anche 28 alunni per classe. Si tratta di una situazione disastrosa, che già durante gli anni passati in molti avevano cercato di portare all’attenzione del Miur. Con classi così numerose è infatti sostanzialmente impossibile riuscire a seguire in modo adeguato tutti gli studenti. Da quando ha preso il via la pandemia ci siamo resi conto che le classi pollaio non vanno affatto bene neanche dal punto di vista della gestione delle attività e del benessere psicologico e fisico degli studenti. Ecco perché è necessario fare qualcosa al più presto.

Il ministro dell’istruzione ha affermato “Su questo io sto facendo le mie battaglie, non metto certezze sui risultati. Io sto cercando di fare sì che che non ci siano classi da 28 studenti e di prevedere istituti superiori non solo nelle grandi città, cambiando modo di fare politica che negli ultimi 20 anni ha guardato altrove”. La speranza è che non siano parole al vento e che davvero sia possibile migliorare questa situazione, con classi più piccole, con studenti che vedranno finalmente la loro salute rispettata e la loro crescita personale e scolastica favorita.