Rete Studenti Medi Lazio – Digitalizzazione: Continua la truffa del Ministro Profumo

Non possiamo rimanere in silenzio mentre gli studenti e le loro famiglie vengono ingannati per l’ennesima volta dal Ministro Profumo. Il Ministro ha annunciato nel tardo pomeriggio di ieri le novità presenti nel decreto sulle adozioni dei libri di testo riempendosi la bocca di parole come innovazione e digitalizzazione.

L’annunciata riduzione del tetto massimo di spesa per i libri di testo dal 20% al 30% grazie alla digitalizzazione da cui dovrebbe conseguire un risparmio, secondo Profumo, dovrà essere usato per finanziare il passaggio dai libri stampati ai libri in formato digitale. Essendo ben consapevoli dello stato dell’arte, sappiamo che il finanziamento non basterà a sostenere questo processo. Forse è il caso di ricordare che in Italia abbiamo il costo della connessione ad internet più alto in Europa e, nel meridione, abbiamo il 30% delle famiglie senza accesso al web.

Moltissime scuole non hanno laboratori d’informatica e neppure i fondi per fornire i docenti e le classi dei computer, dei tablet e delle connessioni ad internet necessari per la digitalizzazione; per non parlare della mancata organizzazione, sempre per motivi economici, di sufficienti corsi di formazione informatica per i docenti.

Ci sorge spontaneo domandarci se a sostenere le spese per queste innovazioni non debbano essere ancora le famiglie, come già avviene, con il contributo volontario. Occorre un piano di investimenti per arginare il gap tecnologico, investire realmente nelle strutture necessarie, come i laboratori d’informatica, spesso inesistenti e di conseguenza nell’edilizia scolastica.

Considerando che le famiglie spendono dai 300 ai 500 euro all’anno per i libri di testo, riteniamo che prima che nella digitalizzazione, si debba investire in comodato d’uso gratuito e nelle biblioteche d’istituto. Bisogna attaccare, inoltre, la diffusa pratica dei cosiddetti “libri consigliati”, che nella griglia dei libri di testo adottati dai docenti risultano come non obbligatori ma il cui acquisto viene poi richiesto agli studenti poiché necessario allo svolgimento dell’attività didattica. Cosi facendo le scuole risultano in regola rispetto al tetto di spesa falsando, però, il dato della spesa complessiva che le famiglie sono tenute a sostenere.

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