Valeria Bruccola non è mai stata nella posizione di attendere il corso degli eventi ed anche in questi giorni ha iniziato ad approfondire l’ennesimo caso di sfruttamento del precariato, dalla parte di chi vede i propri diritti calpestati ingiustamente.
Stiamo parlando dei lavoratori, circa 400 precari, tutti ricercatori e tecnici altamente qualificati e con più di un decennio di esperienza, impiegati presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Si tratta di un Ente di diritto pubblico vigilato dal MIUR, riconosciuto a livello internazionale quale centro d’eccellenza in termini di produttività, che si occupa sia di ricerca applicata alla prevenzione che di monitoraggio del territorio necessario alla identificazione ed alla gestione delle emergenze sismiche e vulcaniche con il fine di garantire la sicurezza delle popolazioni esposte.
La Bruccola, in visita privata al centro, ha parlato con molti dei precari tra cui il Dott. Stefano Pucci che le ha esposto la situazione di cui trova ad essere vittima ad oggi.
Le ottuse politiche degli ultimi 15 anni hanno visto l’Ente sottoposto a continui tagli lineari sia dei finanziamenti ordinari che del personale strutturato, mettendo in atto un percorso di involuzione proprio laddove è riconosciuta la necessità di maggiori investimenti. Inoltre, il blocco della pianta organica dell’INGV, obsoleta ed inadeguata alle reali esigenze del Paese, e l’impossibilità di assumere personale bandendo concorsi in deroga, ha portato ad integrare la dotazione organica con personale precario, mentre l’Ente, nell’impiego di questi lavoratori, ha un tornaconto non solo per le proprie attività, giacché garantisce qualità nello svolgimento di progetti nazionali ed internazionali, ma anche “attrattiva” e capacità competitive nell’attribuzione di fondi, che costituiscono per l’INGV una delle principali fonti di finanziamento della ricerca e dei servizi forniti.
Il personale predetto vive attualmente nella assurda condizione di non poter ottenere la dovuta stabilizzazione, oltre a temere che venga messo in discussione lo stesso mantenimento del posto di lavoro, a cui avrebbe diritto dato che svolge da anni, insieme al personale di ruolo, attività strettamente legate alle finalità istituzionali dell’INGV. Tra queste, persino quelle di servizio per conto della Protezione Civile effettuate in zone terremotate o vulcaniche e di turnazione “h24” nelle competenti sale di monitoraggio.
Alla luce di questo quadro e dei fatti che le sono stati esposti, Valeria Bruccola, insegnante precaria e candidata di Rivoluzione Civile alle elezioni politiche e regionali a Roma e Viterbo, intende denunciare l’assurda situazione di questa classe lavorativa altamente qualificata, con esperienze decennali, curricula prestigiosi e numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali e afferma a tal riguardo : “Non è possibile che a fare le spese di cieche revisioni e tagli sul costo del lavoro debbano essere sempre coloro che serbano legittime e fondate aspettative, specie in settori delicati quali quelli della sicurezza del Paese”. E prosegue: “I nuovi vertici dirigenziali dell’INGV, supportati da pareri ufficiosi del MIUR, ritenevano persino di non dover rinnovare i contratti ai precari. Ciò, oltre a rappresentare una difficoltà in sé, fa emergere un comportamento dell’Amministrazione dell’Ente non solo lesivo della loro dignità ma di gravità oggettiva, essendo inevitabilmente fonte di pesanti ricadute per il futuro stesso dell’INGV.”
Difatti, il CdA spinto dal nuovo Direttore Generale dell’INGV, a due mesi dalla scadenza dei contratti aveva deciso di rescindere unilateralmente l’accordo decentrato di ente, firmato dai sindacati e dal precedente Direttore Generale lo scorso 18 luglio, per una discutibile interpretazione legislativa ed in attesa di una imminente fantomatica legge quadro in materia. Tale accordo decentrato di ente sanciva il proseguimento degli stessi contratti per altri 4 anni senza interruzione ed assicurava una continuità contrattuale ai lavoratori che è condizione necessaria per conservare e riconoscere l’anzianità di carriera.
Come soluzione, i nuovi vertici dirigenziali dell’Ente avevano proposto di bandire 250 posti a concorso per i profili lavorativi di questo personale precario. Così facendo, si sarebbe interrotta la continuità contrattuale, negando il riconoscimento dell’anzianità di carriera, e al contempo, visti i tempi tecnici necessari all’espletamento dei concorsi, avrebbe lasciato 250 lavoratori senza stipendio per almeno quattro mesi. Attualmente l’allarme sembra rientrato e sono stati temporaneamente rinnovati i contratti. Tuttavia, la Bruccola è consapevole che appellarsi al buon senso non coincide con la soluzione in questo genere di dinamiche e conclude: “L’INGV sembra essere lo specchio di un Paese, l’Italia, in profonda crisi istituzionale e pertanto non bisogna sottovalutare il rischio del caso in questione. Non si tratta solo di lasciare senza impiego i lavoratori precari che, secondo quanto prospettato dall’Ente, dovrebbero soggiacere alle direttive dirigenziali e che forse, non potendo sopportare economicamente e moralmente un tale trattamento, saranno costretti anche a spendere le proprie elevate qualifiche professionali all’estero, impoverendo ulteriormente il nostro Paese. C’è di più: la fuoriuscita di personale indispensabile per lo svolgimento delle attività istituzionali dell’INGV provocherebbe gravi disservizi, persino la paralisi di attività necessarie e la stessa puntualità ed efficienza con cui oggi si garantisce il controllo dei rischi a cui è sottoposto il nostro territorio. Il monitoraggio sismico e vulcanico, in un territorio come il nostro, non è un vezzo ed è da considerare, come accade nel resto dei Paesi socialmente e tecnologicamente avanzati il necessario strumento per poter mitigare il rischio stesso e poter garantire una corretta prevenzione”.