Di pochi giorni fa la notizia del calo di 50 000 iscritti nelle università italiane, approfondendo i dati pubblicati si nota come chi non può più permettersi di frequentare l’università proviene nelle stragrande maggioranza dagli istituti tecnici e professionali.
“Abbiamo denunciato per anni nelle piazze – dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale UdS – che la scuola corrisponde ad un modello sociale classista, in cui da un lato i licei forniscono il sapere a chi proviene da ceti agiati e dall’altro gli istituti tecnici e professionali il saper fare per chi proviene dai ceti meno abbienti. Questa è la dimostrazione che un modello di scuola gentiliana vecchio di cent’anni produce solo disuguaglianze ed acuisce i problemi generati dalla crisi”
“E’ scandaloso che in questa campagna elettorale – prosegue Roberto Campanelli dell’Unione degli Studenti – nessuno ponga la priorità di riorganizzare i cicli formativi eliminando la canalizzazione precoce, introducendo il biennio unitario o di approvare una legge nazionale sul diritto allo studio, una legge assente nel nostro paese. Chiediamo che si metta seriamente in discussione la proposta di un reddito per i soggetti in formazione che combatta la dispersione e l’abbandono scolastico ed universitario, riconosca il valore sociale ed economico dello studio e garantisca l’autonomia sociale per chi studia, come stanno facendo in alcune regioni della Spagna, che sta attraversando difficoltà economiche simili alle nostre.
UNIONE DEGLI STUDENTI
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