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Il governo arretra sotto la spinta del popolo della scuola pubblica
Ma saranno decisivi lo sciopero generale e le manifestazioni del 14 novembre
Contro il massacro dell’istruzione pubblica, con l’Europa che lotta
Il grande movimento di protesta contro la scellerata politica scolastica di Monti-Profumo sta facendo sbandare il governo: e in particolare sul folle aumento dell’orario frontale nelle medie e superiori di un terzo a parità di salario ministri e sottosegretari, commissioni parlamentari e partiti oramai mutano posizione ogni giorno. Nelle tante manifestazioni delle ultime settimane, dal No Monti Day al corteo di Roma di sabato scorso, in tantissimi/e abbiamo protestato contro il governo, la legge di “in-stabilità” e le politiche disastrose di Monti e dei partiti che lo appoggiano: ma in particolare docenti “stabili” e precari, Ata e “indidonei”, studenti medi e universitari hanno denunciato il continuo impoverimento dell’istruzione pubblica che il governo Monti, proseguendo le politiche scolastiche di Gelmini e Fioroni, Berlinguer e Moratti, vorrebbe ulteriormente imporre. Nel quadro generale di un massacro sociale che doveva abbattere un debito pubblico aumentato invece in un anno del 10% e che ha colpito i settori più deboli e disagiati, mentre nulla pagano gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, banche, gruppi finanziari e industriali, e i corrotti delle caste politiche e manageriali, è ancora una volta la scuola la vittima sacrificale. La legge che verrà votata alla Camera tra il 14 e il 16 novembre prevede, oltre all’aumento dell’orario ai docenti e all’espulsione di decine di migliaia di precari, la deportazione degli insegnanti “inidonei”, mentre permane il blocco di contratti e scatti di anzianità. A tale scempio si aggiungono la legge Aprea-Ghizzoni – passo decisivo per l’aziendalizzazione della scuola, l’eliminazione degli organi collegiali, la vittoria della scuola-quiz – e il concorsaccio per ricattare ulteriormente i precari. La votazione in Commissione che cancellerebbe l’aumento orario non è decisiva, anche se dimostra che la lotta è l’unica soluzione: la partita cruciale si giocherà in aula tra il 14 e il 16 perché più volte è stata ventilata l’ipotesi che l’aumento ci sia ma si “limiti” a 20-21 ore.
Dunque, l’occasione determinante per battere la politica liberista del governo è lo sciopero generale del 14 novembre, partito da tutti i sindacati e movimenti sociali spagnoli e poi esteso ad altri sette paesi europei. La sconfitta delle politiche liberiste nella scuola e nella società non può avvenire in un solo paese: dunque è cruciale che il 14 sia una grande e unitaria mobilitazione popolare europea. Perciò i COBAS hanno indetto per il 14 lo sciopero generale di tutte le categorie, che avrà una particolare incidenza nella scuola grazie anche al contributo degli studenti nelle manifestazioni di Roma (P. della Repubblica 9.30), Torino (Porta Susa 9.30), Palermo (P. Politeama 9.30), Firenze (P. S. Marco ore 9), Pisa (P. Guerrazzi ore 9), Cagliari (P. Garibaldi 9.30), Genova (P. Caricamento ore 9), Brescia (P. Garibaldi ore 9), Salerno (P. Portanova ore 10), Catania (P. Roma, ore 9.30), Vasto (V.Conti Ricci ore 9), Bologna (P.Verdi 9.30), Napoli (P.Mancini 9.30), Trieste (P.della Borsa ore 9), Brindisi (P.S.Maria Ausiliatrice ore 9), Lecce (P.XXV luglio ore 9), Bari (P.Umberto 9.30), Siena (P.della Posta 9.30), Pistoia (P.Duomo ore 9), Massa (P.Matteotti ore 9), Caserta (Stazione FF.SS. 9.30), Reggio Emilia (V.Montegrappa ore 9),Taranto (P.della Vittoria ore 18), Perugia (P.Italia ore 9-13 e 15-18), Ravenna (P.Garibaldi ore 9), Roseto degli Abruzzi (Istituto Saffi ore 9).
Nelle piazze italiane e in particolare a Roma davanti al Parlamento, ove si svolgeranno le votazioni sulla legge di in-stabilità, esigeremo la cancellazione dell’aumento orario, del blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, del concorsaccio per i precari, della deportazione degli “inidonei” e della legge Aprea-Ghizzoni; e diremo basta al governo Monti, alle politiche di austerity e al Fiscal compact imposte dal governo tedesco, dalla BCE, dalla Commissione Europea.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
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