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Che la siglia PD non fosse altro che una diversa declinazione dell’antica e mai scomparsa DC, i precari lo hanno capito a loro spese e per dolorose tappe, costituite da dichiarazioni e posizioni scioccanti, antitetiche rispetto a quelle che da un partito “d’opposizione” legittimamente ci si aspetterebbe: lo squallido inciucio sullo scudo fiscale; il silenzio sulla dignità delle donne, vilipesa e negata da parte di Berlusconi; l’avallo alla legge regionale Tarsia contro i consultori; l’attendismo estenuante ed esasperante di un ridicolo leader-fantoccio, sempre pronto a “salvare” la maggioranza nei momenti più critici, vendendole deputati proprio come i lenoni vendevano carne fresca di femmina al “Cavaliere”; il plauso alle politiche neoliberiste e socialmente devastanti di Tremonti prima e di Fornero oggi (Finocchiaro!); la complicità nella neutralizzazione dell’art. 18 e, con esso, della centralità costituzionale del lavoro e delle tutele dei lavoratori; la repressione sanguinosa e ottusa del movimento “No Tav”… L’elenco delle cocenti delusioni e dei tradimenti potrebbe continuare all’infinito.
La scuola statale si è accorta di essere completamente e disperatamente sola quando ha visto il Pd difendere la legge sull’autonomia, primo passo verso l’aziendalizzazione della scuola, refrattaria, per la sua specificità, all’accoglienza di modelli di gestione mutuati dalla fabbrica o dall’impresa (come comprende facilmente chi ha un minimo di intelligenza e di sensibilità culturale), quando si è accorta che nessuno fermava gli interessati e vigliacchi attacchi diffamatori contro i docenti precari in lotta, quando ha visto cadere a pioggia, sulle scuole private e confessionali e su volgari diplomifici, milioni di euro sottratti alla scuola pubblica e statale, garante di quella mobilità sociale ridotta oggi al minimo dal concomitante blocco delle borse e degli incentivi che consentivano ai giovani meno abbienti di proseguire gli studi.
Dopo dichiarazioni inefficaci, retoriche e tardive sulla volontà di “difesa” della scuola pubblica, sollecitate, peraltro, dal risentimento profondo dei docenti aggrediti e accompagnate sempre da un contraddittorio richiamo a una reale e totale attuazione di quella autonomia che rende i docenti schiavi di presidi-padroni “alla Marchionne”, gli studenti “clienti da soddisfare” e le valutazioni una burla, con tanti saluti alla strombazzata “qualità”, dopo il tentativo di indurre i precari
falcidiati (150.000 tagli!) ad accettare ignobili contentini, finalmente, per bocca della assai poco onorevole De Torre, il PD ha gettato definitivamente la maschera, svelando la coincidenza del suo infame progetto distruttivo con quello delle forze reazionarie, golpiste e neoliberiste al potere, desiderose di ricreare un’Italia a due velocità, di annichilire le pari opportunità che la scuola pubblica garantisce e di riempire il paese di garzoni tristi e analfabeti che portino il caffé in ufficio ai figli di papà nati con la camicia!
Secondo la De Torre, precari plurititolati, abilitati e molto spesso con più di 10 anni di servizio, umiliati da uno Stato che li ha sfruttati e illusi, nel pieno della loro maturità professionale ed esistenziale, dovrebbero accettare l’idea che la loro stabilizzazione è impossibile in quanto gli sprechi e i privilegi scandalosi delle caste grandi e piccole pretendono il sacrificio dell’istruzione sui loro altari, spesso lordi del sangue degli onesti. Da bene comune non mercificabile e non negoziabile l’istruzione viene dunque ridotta ad un accessorio inutile, superfluo, troppo costoso per uno Stato asservito ai diktat delle banche e degli speculatori, che ci hanno strozzato con una crisi che è costata già sacrifici insopportabili e tremendi, come ben sanno i figli di decine di imprenditori e lavoratori onesti strozzati da Equitalia o dai debiti, indotti a togliersi la vita.
Secondo la De Torre, la “qualità” della scuola si garantirebbe sostituendo il personale specializzato e formato con investimenti pubblici e con grandi sacrifici personali, con dei neolaureati tirocinanti da sfruttare con “contratti di formazione”, risparmiando, così, sugli stipendi dei supplenti e creando manovalanza “schiavile” sottopagata e contenta, allettata da una stabilizzazione che arriverà solo se i presidi-padroni troveranno di loro gusto (esteticamente? ideologicamente?) i candidati, che, assieme a quanti finora hanno operato nella scuola senza risparmiarsi, si giocherebbero il posto regione per regione, come in una surreale e grottesca riffa…
Alla soluzione oltraggiosa e irricevibile della De Torre, che dice di essere un’insegnante ma che parla da analfabeta del diritto, della scuola e dei processi educativi e culturali, si affianca quella del ministro Profumo che, mentre taglia e riduce ancora i fondi alla scuola, trova tuttavia le risorse per bandire un inutile e umiliante concorso per docenti pluriabilitati, che dovrebbero “dimostrare” non si sa quali competenze a chi verosimilmente non le possiede più o non le possiede ancora!
I precari, che prefigurano, nell’uno e nell’altro caso, sconce compravendite di posti (e di voti!), giurano che difenderanno i loro diritti inalienabili e acquisiti in ogni sede e con ogni mezzo a loro disposizione e proscrivono con il più grande disgusto e sdegno l’atteggiamento osceno e meretricio del PD che, postulando la cancellazione delle Gae, strumento trasparente di reclutamento, contribuisce a sabotare la Scuola della Repubblica, quella che, come ha efficacemente scritto Erri de Luca, nel dopoguerra ha fatto “il pari” tra le sue mura, offrendo a tutti gli strumenti per individuare e contrastare lo scandaloso e oggi più che mai evidente “dispari”.
VERGOGNA!
Il Coordinamento dei Precari della Scuola di Napoli
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