Tra i programmi che andranno in onda stasera in tv troviamo il Grande Fratello.
Anni fa un redattore televisivo disse chiaramente che “anche da un programma come il Grande Fratello si può imparare”. La domanda sorge spontanea: cosa c’è da imparare da un programma così trash dove si sfoggiano solo parolacce, litigi, pettegolezzi e si da troppo risalto solo all’aspetto esteriore e non ad altri valori?
Il programma re dei programmi di Canale 5, giunto alla sua dodicesima edizione, ha accolto in questo lungo arco di tempo una grande fetta di pubblico e solo di recente pare che ci si sia un po’ stufati della solita minestra scaldata e così forse l’anno prossimo il reality show per antonomasia dovrà prendersi una pausa di riflessione. Fatto sta che comunque il GF è stato sempre seguito da milioni e milioni di telespettatori, ma perché? Beh, semplicemente perché il pubblico ama questo tipo di programmi al limite della decenza e presto si affeziona ai personaggi così come farebbe con una qualsiasi soap.
Ma oltre a questo c’è anche dell’altro? Cosa si può imparare da un gruppo di ragazzi rinchiusi in una casa e lasciati più o meno ad oziare?
Il Grande Fratello in realtà, tra momenti di divertimento e totale spensieratezza o momenti di grande nervosismo e grande trash, impartisce qualche lezione di vita. Non ha la presunzione di farlo (anche perché non nasce per questo scopo) ma cerca di dimostrare che magari si può e si deve convivere pacificamente anche con individui più o meno sconosciuti. Il programma cerca anche di far fronte a piccoli e grandi drammi che la vita ci pone davanti, certo, accentuandoli un po’ troppo a causa dello show business, ma fa comunque luce su certi eventi dei personaggi che popolano la casa provando a fargli vincere certe paure e a ritrovare un certo equilibrio interiore e lo spettatore, guardando da casa, può confrontarsi con queste piccole realtà e trovare magari uno spunto per migliorare i propri rapporti con amici o familiari.
Insomma, il programma ha un’ottima dose di “tv spazzatura” tra gare di peti o quant’altro, però tratta anche argomenti sociali molto delicati discutendone per ore e ore e realizzando così un vero e proprio salotto pseudo-filosofico/psicologico.
La domanda finale è: il gioco vale la candela? A voi l’ardua sentenza…
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