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Ci puoi raccontare il tuo percorso di studio e poi quello lavorativo che ti ha portato a insegnare nella scuola pubblica?
Mi sono laureata in Lettere Classiche nel 1999 con 110/110 e lode (Letteratura Latina). Avevo in mente la carriera universitaria, perché lo studio è stato per me emancipante in modo sostanziale, sicché “studiare per mestiere” mi pareva un naturale approdo esistenziale e professionale. Dopo un Corso di Perfezionamento annuale, conseguito sempre alla Federico II, ho partecipato alla selezione indetta dalla Scuola di Specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento (SICSI Napoli) e ho iniziato il percorso biennale universitario avente come sbocco l’ingresso nelle Graduatorie Permanenti del personale docente di scuola secondaria. Nel 2002 mi sono abilitata e ho iniziato a ricevere proposte di supplenza breve dai presidi.
Nel frattempo, ho partecipato a ben 6 concorsi di dottorato (a Siena, a Bologna, a Pisa e a Napoli, dove ho fatto tre tentativi). Sono riuscita, nonostante il clientelismo sfacciato e nauseante che caratterizza queste selezioni, a conseguire un dottorato senza borsa di studio nel 2003, per svolgere il quale ho pagato tasse universitarie come una matricola appena iscritta (circa 1000 euro all’anno).
Gli anni del dottorato sono stati per me esaltanti e qualificanti. Ho pubblicato un primo articolo su una rivista di Studi Filologici (“Vichiana”); ho partecipato a diversi incontri di studio ed ho ricevuto una proposta di collaborazione da un ordinario di Diritto Romano attualmente in carica all’Università Parthenope di Napoli, presso la cui cattedra sono “cultrice”, cioè studiosa a titolo volontario. Ho pubblicato recensioni e articoli su varie riviste di Diritto Romano. Ho continuato a lavorare come supplente ininterrottamente dal 2002 in diversi licei classici dell’hinterland napoletano, vedendo la mia posizione paradossalmente peggiorare anno dopo anno, nonostante il punteggio maturato e i diritti acquisiti. Da dieci anni, dunque, sono precaria della scuola e da cinque sono volontaria all’Università: una vita in bilico tra un’evanescenza e l’altra, insomma!
Dove insegni, con quale ruolo e com’è la situazione scolastica nella provincia dove lavori?
Attualmente insegno presso il Liceo Classico “Francesco Durante” di Frattamaggiore, in provincia di Napoli, come docente a tempo determinato, su un’aspettativa (per maternità) della docente titolare. Il dramma della scuola napoletana è meno evidente nei licei che nelle altre tipologie di istituto, ovviamente, ma ci sono stati tagli feroci al personale docente ed Ata, le strutture sono indecenti e fatiscenti, i disabili sono privi di insegnanti di sostegno e perfino i presidi sono stati ridotti di numero e costretti ad accettare la “reggenza” di istituti aggiuntivi rispetto al proprio, con conseguente caos.
Cosa è cambiato nella tua scuola con la riforma Gelmini?
Nei licei classici sono state tagliate ore di storia e di italiano al biennio (un’ora per disciplina), con grave pregiudizio per la preparazione degli alunni e per la continuità dei docenti, dal momento che, per arrivare all’orario-cattedra completo (18 ore), bisogna erodere il monte-ore di un’altra cattedra, il che comporta il cosiddetto “spezzatino”. I ragazzi, quindi, arrivano ad avere fino a 4 referenti diversi per il blocco delle materie umanistiche (latino, greco, italiano, storia e geografia)!
Al ginnasio sono state poi introdotte le scienze fin dal primo anno, il che costituisce un arbitrio pedagogico e un’inutile anticipazione di argomenti che vengono comunque trattati al triennio. Il risultato è che i ragazzi studiano, senza capirci un tubo, le leggi di Keplero e la geografia astronomia a 13 anni, ma fanno grossolani e sconcertanti errori ortografici quando scrivono e non sanno comprendere il senso di un semplice brano sottoposto alla loro attenzione.
Sono anche aumentati i PON, cioè quei progetti del tutto inutili ma strapagati che ingrassano sedicenti “esperti” esterni alla scuola, che si svolgono di pomeriggio (sottraendo ore allo studio domestico) e ai quali i ragazzi sono invitati a partecipare spesso con insistenza sospetta o addirittura con minacce.
Risultato: gli esperti esterni e i “tutor” interni intascano dei bonus che vanno dai 3000 ai 5000 euro per fare, magari, qualche lezioncina insulsa sull’educazione alimentare, sulla “legalità” o su altri temi balzani, trattati spesso in modo moralistico e banalizzante, mentre nei bagni manca la carta igienica e i prof. sono rimproverati ogni volta che si azzardano a chiedere una fotocopia!
E’ cambiato, poi, in modo sostanziale, in tutte le scuole, il rapporto tra il preside (che ora è un manager e pretende di trattare il personale docente come manodopera schiavile) e il collegio dei docenti, che è praticamente esautorato e ricattato, vanificato nelle sue funzioni di controllo e di gestione, ridotto a puro organo consultivo.
Sono state condotte delle forme di proteste riguardo la Legge Gelmini e con quali risultati? Oggi con il Governo Monti cosa è cambiato?
Sono state condotte molte e strenue lotte, a partire dalla emanazione della Legge 133/2008, che ha sancito il taglio di 150.000 posti di lavoro (pari a 24 stabilimenti FIAT, un licenziamento di massa senza precedenti), da parte dei precari della scuola. I precari hanno messo su Coordinamenti e associazioni in perfetta autonomia, anche perché delusi dall’atteggiamento dei sindacati confederali, che hanno plaudito alle decisioni governative e avallato la dissennata politica di depauperamento e mortificazione della scuola. Scioperi della fame (iniziati dai colleghi precari siciliani nell’agosto 2009), sit-in a iosa (l’ultimo, cui la sottoscritta ha partecipato, dal 23 al 27 giugno del 2011 davanti a Montecitorio, dormendo all’addiaccio davanti al Parlamento); numerosissime manifestazioni oceaniche (30 ottobre del 2010 a Napoli, per esempio); petizioni; interventi accorati in trasmissioni televisive; scontri di piazza… Gli esiti della protesta sono stati assai deludenti, anche perché i livelli di illegalità e protervia raggiunti dal governo Berlusconi, unitamente alla mancanza di una seria opposizione e alla personalizzazione del dibattito politico, paralizzato dalla necessità di salvare il premier da accuse di ogni genere, hanno reso i palazzi sordi ad ogni reazione o richiesta dal basso.
Abbiamo solo potuto estorcere, con le manifestazioni e la protesta, 10.000 assunzioni (sulle 80.000 possibili, tenendo conto del turn-over legato ai pensionamenti), una goccia nel mare, che però sono state fatte “alla Marchionne”, cioè in cambio della rinuncia dei precari assunti agli scatti di carriera e alla liquidazione (il posto, cioè, in cambio dei diritti contemplati da un Contratto Nazionale di Lavoro ormai ridotto a carta straccia)!
I colleghi rimasti fuori dall’insegnamento come si sono riciclati nel mondo lavorativo?
Non conosco molte storie. So di precari che si sono trasferiti per avere delle chances. Tre mie colleghe si sono iscritte in Graduatorie del Nord Italia e sono emigrate, affrontando il disprezzo di un ambiente reso ostile dal leghismo e dalle speculazioni e strumentalizzazioni politiche sui precari, dopo circa 15 anni di precariato in Campania… Molti semplicemente non lavorano e tendono la mano alla famiglia di origine per andare avanti. Bisogna anche considerare che l’81% del corpo docente italiano è composto da donne, il che ha reso più facile la vigliacca falcidie governativa. Il Governo, insomma, ha operato secondo la stessa bieca logica patriarcale e violenta degli imprenditori alla Marchionne.
Questo paese infatti, come si è visto dal rigurgito maschilista e machista indotto dal berlusconismo, è profondamente intriso di violenza sessista e incline alla discriminazione su base sessuale, sicché il lavoro femminile è considerato deteriore, subordinato. I professori sono degli intellettuali e “producono” generazioni capaci di comprendere e difendere il patrimiono culturale e di accrescere il livello di civiltà e progresso della nazione, ma vengono trattati da pezzenti e diffamati in modo tale che l’opinione pubblica creda che sono fannulloni con una sinecura pagata. Tali campagne diffamatorie sono rese possibili dall’ignoranza diffusa e dall’analfabetismo di ritorno che caratterizza la nostra società. L’Italia è il paese in cui si leggono meno libri e giornali che nel resto d’Europa. La nostra classe media è la più ignorante d’Europa. Solo da noi il “Grande Fratello” ha avuto quasi 20 edizioni. Non è un caso, così come non è un caso che il CEDAW, organo dell’Onu preposto al rilevamento delle sperequazioni, ha rilevato come l’Italia sia il solo paese europeo in cui ancora sussiste l’immagine pubblica della donna-oggetto, muta e sciocca, trastullo di maschi abbrutiti (abbiamo, infatti, il triste e orrendo primato tra i popoli europei che praticano il turismo sessuale!) e in cui le donne siano sottorappresentate.
Quali mezzi usi per andare al lavoro, quanto tempo ti occorre e con quali costi?
Tasto dolente! Spendo circa 95 euro al mese e mi servo della “Vesuviana”, per lo più. Si tratta di una ferrovia secondaria, una linea che corre attorno al Vesuvio, che “serve” più di un milione di pendolari dell’hinterland napoletano che dai comuni della cintura vesuviana si spostano verso Napoli, e che ora è letteralmente allo sfascio, essendo stati tagliati all’inverosimile i fondi destinati alla manutenzione delle carrozze. Ho partecipato, di recente, a tre presidii di protesta, per denunciare le condizioni ignobili in cui versa attualmente la nostra “Vesuviana”, ma le istituzioni locali sono sorde e pare che si provvederà quanto prima a privatizzare il servizio, con aumento dei costi e nessun beneficio per gli utenti (come del resto, è già stato per le autostrade svendute a Benetton!). La Vesuviana ci ha accompagnato nel corso della vita professionale, sprovincializzandoci e portandoci all’Università quando eravamo studenti, ed è stata anche il vettore dello sviluppo turistico della regione, visto che conduce agli Scavi di Ercolano e di Pompei con grande comodità e velocità. Le carrozze sono ora ridotte a poche decine; sono sporche e dentro ci piove. Moltissime corse sono state soppresse, a partire dal 12 settembre 2011,
il che determina un affollamento pericoloso e indecente nelle ore di punta, mentre altre corse vengono arbitrariamente “tagliate” durante la giornata, a seconda delle frequenti emergenze di servizio. I ritardi sono all’ordine del giorno. Si aspetta anche 35 minuti un treno stracolmo e sferragliante, che arriva a destinazione nel doppio del tempo previsto, dato che ad ogni stazione gli utenti già stipati all’interno respingono a gomitate quelli che cercano disperatamente di entrare… UN DISASTRO! Ho lavorato al Vomero, a Napoli, e in diversi comuni vesuviani: Pomigliano, Somma Vesuviana, Castellammare, Frattamaggiore; Torre Annunziata. Dal mio comune impiego circa un’ora e mezzo, mediamente, per raggiungere gli istituti in cui presto servizio. Ho già assistito, finora, a tre svenimenti, occorsi nel treno che prendo la mattina a causa dell’affollamento eccessivo e della mancanza d’aria.
Ci puoi descrivere la tua giornata tipo?
Sveglia alle 5, massimo alle 5,30. Primo treno alle 6,30; arrivo al Liceo alle 8 circa. Lavoro in classe fino alle 13,30 circa, con orario variabile. Ritorno a casa alle 15-15,30 circa. Riposo e pranzo. Correzione verifiche o elaborazione di slides, test e dispense utili a facilitare o integrare lo studio degli argomenti proposti. Preparazione delle lezioni del giorno dopo: consultazione di testi e selezione di materiali. Partecipazione a raduni o riunioni del Coordinamento Precari Scuola Napoli, di cui sono membro-segretario (sono incaricata, cioè, di redigere testi, volantini, documenti programmatici e slogan del gruppo di lotta), presso la sede-ospite prescelta (ubicata a Materdei, Napoli). Collegamento a social-network per la controinformazione e l’aggiornamento sulle novità relative alla scuola e alla ricerca.
Quali passioni riesci a coltivare?
Noi insegnanti siamo fortunati, in un certo senso, perché facciamo della nostra passione il nostro lavoro, quando riusciamo ad operare nel campo in cui ci siamo specializzati e non dobbiamo “ripiegare” su altre funzioni (sostegno, per esempio), per mancanza di posti (falcidiati dagli ultimi governi). Io collaboro a titolo volontario con la cattedra di Diritto Romano dell’Università Parthenope di Napoli e ho l’opportunità di pubblicare degli articoli su riviste scientifiche accreditate, il che mi gratifica e mi consente di allargare gli orizzonti anche nelle mie discipline (latino, greco e materie letterarie). La Parola, in tutte le sue fenomenologie, articolazioni, potenzialità espressive ed esorcizzanti, mi incanta e trascina… Ho pubblicato, nel 1996, una silloge di poesie intitolata “I Corimbi”, selezionata, a Siena, da una giuria composta dai migliori italianisti italiani (Ferroni, Frabotta, Brioso, Luperini), nell’ambito di un concorso editoriale; di recente, ho tentato di pubblicare, senza successo, tre racconti, la cui stesura è stata molto meditata e laboriosa, ma che purtroppo sono stati respinti da più editori.
Che uso fai di internet e dei social network?
Mi servo di Internet e dei social-network eminentemente per comunicare con i miei colleghi e per lottare in difesa della scuola pubblica, minacciata gravemente dalle politiche neoliberiste sposate dal governo Berlusconi e, ora, da quello “tecnico”. Frequento anche pagine letterarie create da colleghi o autori a me cari, “postando” brani d’autore e partecipando alle discussioni che ne nascono. Scrivo molte “note” per testimoniare l’attività del gruppo di lotta precaria in cui sono inserita e per fare controinformazione circa le condizioni in cui versa la scuola.
Ci indichi i progetti più interessanti realizzati da te o dai tuoi colleghi nella tua scuola e che vuoi condividere con gli altri?
Mah… Per un supplente è difficile proporre progetti, perché, arrivando d’improvviso in un contesto già dato, non riesce, spesso, a trovare le giuste motivazioni o il supporto necessario a realizzare alcunché… Del resto, con la autonomia del 1997 è nata la scuola dei PON e delle attività extracurriculari attivate allo scopo di rendere concorrenziale e allettante il singolo istituto in “competizione” con gli altri istituti sparsi sullo stesso territorio, per cui le risorse vengono impiegate spesso in modo maldestro e le attività sono tante ma prive di senso e scopo. Personalmente, sono orgogliosa di aver preparato delle ragazze di un liceo di Somma Vesuviana (senza alcun incentivo) per la partecipazione al Certamen Vergiliano di Nocera, e di aver allestito una mostra sul tema: L’Ulissismo come categoria interpretativa e costitutiva della cultura occidentale” presso il Liceo Sannazaro (Vomero).
Ci indichi, per punti, quello che secondo te si potrebbe fare da subito, a costi bassissimi o a costo zero, nella scuola italiana per migliorarla?
Reintroduzione del modulo nella scuola elementare e reintegro dei 150.000 lavoratori e operatori licenziati grazie all’esiziale legge 133/08
Stabilizzazione dei precari per garantire continuità e “qualità” dell’istruzione
Valorizzazione del collegio, mortificato dai superpoteri attribuiti ai presidi e rispetto della libertà di insegnamento
Riduzione dei poteri di coercizione di genitori e dirigenti sui docenti, vessati oltremisura in questi ultimi anni, e oggetto di diffamazione ministeriale e sociale
Ripristino delle ore di italiano e storia eliminate al ginnasio e potenziamento dei laboratori
Osmosi scuola-università; attribuzione dell’anno sabbatico ai docenti delle medie superiori