Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di ugl Scuola di Palermo.
L’ ENAM, Ente Nazionale d’Assistenza Magistrale, istituito nel dopo-guerra, ha praticato per anni una trattenuta obbligatoria dello 0,80%, contro la quale l’UGL s’è sempre battuto chiedendo che divenisse volontaria, operata sulla busta paga degli insegnanti di ruolo della Scuola Elementare e dell’Infanzia. Suo scopo dichiarato era rimborsare in parte le spese sanitarie, offrire prestiti agevolati, assegni di solidarietà a fondo perduto, soggiorni estivi nelle proprietà dell’Ente, borse di studio ed altro. Gli organismi direttivi venivano eletti sia a livello locale che nazionale. Ma dal 2004 almeno, il Consiglio Nazionale (composta da eletti di CISL, CGIL e SNALS) ha progressivamente ridotte le prestazioni reintroducendo, ad esempio, la franchigia per i rimborsi sanitari, l’eliminazione degli assegni di solidarietà, etc. Ad aggravare la situazione sono giunte le pressioni dei tre ultimi governi che hanno preteso dall’Ente milioni di euro a fronte di una “difesa” imbelle del Consiglio Nazionale.
La cosa già si configurava come una sorta di tassazione illegittima ai danni di una categoria che, senza aiuti dallo stato, aveva costituito il fondo nazionale unicamente con i propri versamenti. La manovra era però tesa addirittura ad appropriarsi dell’ENAM, ancora una volta difeso in modo debole ed inappropriato. Tremonti è infine riuscito a mettere le zampe sul capitale ENAM, assorbendolo a Luglio nell’INPDAP, senza alcuna reazione sindacale degna di nota. Il colmo è che, mentre l’Ente è sparito ed i suoi dipendenti sono stati presi in carico dallo stato, la trattenuta obbligatoria è rimasta, a significare di fatto una tassazione aggiuntiva dello 0,80% mensile dell’INPDAP che già prelevava (e continua a prelevare) lo 0,35% da ogni insegnante. Gli insegnanti della Primaria e della Scuola dell’infanzia sono così divenuti gli unici a versare all’INPDAP una doppia trattenuta, per un corrispettivo dell’1,15% (per capirsi il doppio di una trattenuta sindacale) a fronte di un prelievo standard sugli altri docenti e su tutti i dipendenti pubblici pari solo allo 0,35%. E questo nel silenzio generale: CISL, UIL, SNALS, COBAS non fanno nulla, mentre la GILDA ha addirittura appoggiato l’assorbimento dell’ENAM nell’INPDAP. La CGIL si limita a raccogliere le firme per un inutile petizione di principio che a Tremonti (sic!) chiede unicamente l’abolizione della doppia trattenuta.
E’ ora di finirla. Non vogliamo solo che la doppia trattenuta sparisca: pretendiamo anche il rimborso di tutte le trattenute illegittimamente operate dal momento della soppressione dell’ENAM e soprattutto la restituzione del patrimonio (30 milioni di euro) accumulato in più di 60 anni dall’Ente, che deve venire restituito ai legittimi proprietari, suddividendolo fra i docenti di scuola elementare e dell’infanzia. Tutto ciò può essere ottenuto, solo con un’appropriata azione legale: quella avviata appunto dall’UGL.
PARTONO I RICORSI FATTI DALL’UGL SCUOLA PER IL RECUPERO DEL PATRIMONIO ENAM E DELLE TRATTENUTE ILLEGITTIME
Il ricorso mira:
• all’abolizione della tratte-nuta Enam;
• al recupero delle trattenute riscosse senza motivo, anco-ra presenti sulla busta paga anche se dal 30 Luglio 2010 l’ENAM è stato soppresso;
• alla ridistribuzione del patrimonio immobiliare ENAM (circa 30 milioni di euro) agli insegnanti di ruolo della scuola primaria e dell’infan-zia che lo hanno costituito con le trattenute sulle loro buste paga.
COSA SERVE PER FARE IL RICORSO
Servono:
• La più vecchia busta paga, della quale si è in possesso,ove risulti la trattenuta ENAM;
• La busta paga del mese di Agosto 2010, mese dal quale la trattenuta ENAM avrebbe dovuto essere soppressa;
Ogni ricorso ha il seguente costo:
Iscritti al sindacato UGL Scuola o per chi si iscrive al momento € 25,00
IL RICORSO E’ APERTO SOLO AGLI ISCRITTI DEL SINDACATO UGL SCUOLA O A CHI SI ISCRIVE AL MOMENTO.
In caso di successo, il ricorso dovrebbe restituire, ai docenti di scuola dell’infanzia e primaria di ruolo, circa € 400,00 medi netti più rivalutazione.
Per Info chiamare il 3292215295
Dr. Francesco Messina
Segretario Provinciale Ugl Scuola
TFR E FONDI PENSIONE
DOPO LA SMITRAGLIATA DI TREMONTI ARRIVANO GLI AVVOLTOI
La legge n° 122 del 2010 (la finanziaria estiva di Tremonti) dispone dal 1° Gennaio 2011 per tutti i lavoratori pubblici che sono in regime di TFS (gli assunti a t. i. prima del 2001) il passaggio forzato ad un regime simile al TFR, ma peggiorativo. In sostanza un ulteriore scippo sulla liquidazione che d’ora in poi sarà costituita da due quote: una prima quota secondo le vecchie regole della buonuscita per il servizio reso fino al 31.12.2010, una seconda quota, dal 01/01/2011 fino alla pensione, secondo le regole del TFR.
Nessuno dei sindacati che cogestiscono il fondo ESPERO insieme al MIUR (CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA) ha denunciato a suo tempo con fermezza questo scippo, anzi ora approfittano della situazione per riprendere in grande stile la campagna pro-Espero, il fondo pensione della scuola a cui finora ha aderito, giustamente, meno del 5% della categoria. Sono riusciti anche a farsi prorogare il termine di adesione dal 31-12-2010 al 31-12-2015.
DI FRONTE AD UNA CATEGORIA SMARRITA, COME I PRETI, VANNO DICENDO CHE IL FONDO ESPERO E’ L’UNICA SALVEZZA
MA E’ VERO?
In realtà l’unica novità consiste nel fatto che adesso per chi è in regime di TFS è leggermente meno sconveniente aderire al fondo Espero rispetto a prima, infatti il passaggio forzato al TFR dal 1-1-11 elimina, ma solo apparentemente, la remora principale all’adesione: il dover sottoscrivere il passaggio volontario dal TFS al TFR. Attenzione però questo passaggio andrà comunque fatto perché chi passa a Espero perde comunque la quota di TFS maturata fino al 31-12-2010 che viene trasformata in TFR: questa è la fregatura!
L’adesione a Espero rimane comunque sconveniente per tutti, anche per gli assunti dal 2001 in poi che sono già in regime di TFR, perché i fondi pensione, oltre ad essere rischiosi, rendono comunque meno del TFR che annualmente viene rivalutato. Infatti che con inflazione sotto il 6%, la rivalutazione complessiva del TFR supera l’inflazione (per esempio, con un tasso di inflazione al 3% il TFR viene rivalutato del 2,25% (equivalente al 75% dell’inflazione) + l’1,5% fisso, quindi del 3,75% rispetto ad un rendimento medio dei fondi pensione di circa il 2%).
“L’investimento che meglio difende dall’inflazione non è quotato in Borsa, non si sottoscrive alle Poste né viene offerto dai promotori finanziari. È nominativo, non trasferibile e può durare fino all’età della pensione. Si tratta infatti del tanto discusso TFR. Basti dire che il suo potere d’acquisto, al netto delle imposte, si conserva persino con 30 anni d’inflazione al 7%, equivalenti a un aumento complessivo del costo della vita superiore al 650%. Nessun altro investimento è così difensivo, per cui non appare furba la soluzione d’incassare il TFR alla fine di ogni anno. Ma titoli come il TFR purtroppo non sono esistono: uno può al massimo tenerselo stretto, se non vi ha già improvvidamente rinunciato, vittima di cattivi consigli interessati (vedi fondi pensione!!)”.
MA OLTRE ALLA FREGATURA FINANZIARIA C’E’ ANCHE QUELLA POLITICA: CHI ADERISCE AI FONDI PENSIONE AVALLA E INCORAGGIA LO SMANTELLAMENTO DELLE PENSIONI PUBBLICHE VOLUTO DAL REGIME E DAGLI AVVOLTOI.
You may also like
-
Firenze, Pulizie nelle scuole: sprechi per 1 milione di euro l’anno
-
Di Menna (Uil Scuola): subito il confronto per arrivare al decreto con numero assunzioni
-
Vittoria dei referendum: il ruolo decisivo degli studenti
-
Scuola: tagli ATA a Bari
-
Il prestigioso Premio Azzurro Park agli studenti del Costa per “Repubblica Salentina”