Un appoggio, racconto di Giuseppe Acciaro

Per fortuna non sono in ritardo, sono riuscita a recuperare il tempo perso. Guai se lei si affacciasse alla finestra e se non mi vedesse, ci resterebbe malissimo. E’ lei a volte che me lo chiede, ed io faccio di tutto per accontentarla. Mi succede di rimandare altri impegni importanti pur di accontentarla, ma sono comunque felice di farlo. Lei non vuole che io accenni a qualcuno di questa sua iniziativa, e non posso che darle ragione. Nessuno sarebbe in grado di capirla, la giudicherebbero sciocca e infantile. I suoi compagni di classe non le risparmierebbero certamente gli sfottò.

Mia figlia ha bisogno di comunicare con me, di confidarsi, e non importa se il modo scelto non sia quello canonico. Sta frequentando il secondo anno del Liceo Socio Psico Pedagogico (l’ex Istituto Magistrale), ma ha legato soltanto con un paio di compagne. Alle medie le cose andavano diversamente, era considerata una ragazza allegra e socievole dagli altri scolari, ma ora c’è un altro tipo di situazione. Durante le medie lei non ha mai avvertito una forte competitività da parte degli altri studenti. Aveva la sensazione che si corresse tutti nella stessa direzione, cercando di superare insieme gli ostacoli che spuntano inevitabilmente nel corso di un triennio scolastico. Non si era mai sentita presa di mira da un professore, come invece le è accaduto di recente. Quello che l’ha mortificata maggiormente è avere avvertito come una sorta di persecuzione nei suoi confronti senza che vi fosse una ragione plausibile. Lei non ha mai fatto nulla per irritare o mettersi contro quell’insegnante. Quando lei mi ha parlato di questo suo comprensibile disagio, mi sono lanciata in una serie di supposizioni, e la più accettabile mi è sembrata legata al fatto che mia figlia non sia in buoni rapporti con le studentesse più in vista della classe, quelle che “contano”. So che i genitori di queste ragazze frequentano qualche insegnante al di fuori dell’orario delle lezioni, e questo non mi pare corretto. Delle relazioni sociali di questo tipo influiscono indubbiamente sugli esiti scolastici degli alunni, nel bene e nel male. I giudizi vengono falsati, non contano più nulla le qualità individuali, l’impegno profuso.

Anch’io tanti anni fa frequentai l’allora Istituto Magistrale, ma il corso era di quattro anni, e confrontando il vecchio piano di studi con quello attuale direi che il primo era senza dubbio più organico.

Pensavo di dare una mano a mia figlia, visto che possiedo ancora molti dei vecchi libri, ma i testi che usa lei sono impostati in modo diverso e temo quindi di confonderla.

Eccomi arrivata. Adesso c’è l’intervallo, così Giulia, mia figlia, svolterà in fondo al corridoio, dove non vi sono classi, aprirà la finestra e si affaccerà.

Eccola! Ha un libro in mano…lo riconosco, è il testo base della materia che più la preoccupa legislazione sociale. Giulia scuote la testa, mentre sfoglia rapidamente le pagine del libro, che tiene inclinato. Mi avvicino all’edificio e mi fermo sotto la finestra aperta: così possiamo parlare. Ho già capito che ha bisogno di tutto il mio appoggio.